Verso l’attuazione della direttiva (UE) 2019/1024 sul riutilizzo degli open data della PA: nuove opportunità per le imprese
Il presente contributo è stato redatto per MediaLaws, Rivista di Diritto dei Media ed è disponibile in forma integrale al seguente link http://www.medialaws.eu/rivista/verso-lattuazione-della-direttiva-ue-20191024-sul-riutilizzo-degli-open-data-della-pa-nuove-opportunita-per-le-imprese/
Sommario 1. Un tesoro da scoprire (…entro il 17 luglio 2021): i dati aperti della PA. – 2. Notazioni preliminari sulla “clausola di salvaguardia”: cogliamo l’occasione per chiarire i rapporti tra accesso vs riuso nella nuova direttiva (UE) 2019/1024. – 3. Ambito di applicazione soggettivo del riutilizzo: l’ampliamento ai SIEG. – 4. I dati dinamici e di elevato valore. – 5. Dati della ricerca scientifica. – 6. Licenze e limitazione ai diritti esclusivi. – 7. Gratuità e tariffazione. – 8. Tutela dei dati personali e dei segreti commerciali. – 9. Conclusione.
- Un tesoro da scoprire (…entro il 17 luglio 2021): i dati aperti della PA.
Se i dati sono unanimemente indicati come una delle risorse più preziose nell’attuale fase della digital economy a livello globale, c’è tuttavia un tesoro che giace parzialmente negletto sotto gli occhi degli operatori economici: si tratta dei big data raccolti dagli enti pubblici nell’ampio raggio di attività svolte nell’esercizio dei loro compiti di interesse generale.
Sull’onda del movimento internazionale “open data”, dal 2003 l’Unione europea si è dotata di una Direttiva (la n. 2003/98/CE c.d. Public Service Information Directive o “Direttiva PSI”) che – mediante norme di armonizzazione minima – ha chiesto agli enti pubblici nazionali dapprima di agevolare il riutilizzo e, quindi, di mettere obbligatoriamente a disposizione i “dati aperti” della PA, rendendoli riutilizzabili dai soggetti privati (ricercatori, sviluppatori, imprese, semplici cittadini) che ne facciano richiesta per finalità commerciali e non commerciali.
Attuata dall’Italia con il d.lgs. 36/2006 e parzialmente aggiornata nel 2013, la Direttiva 2003/98/CE verrà integralmente abrogata mediante rifusione nella nuova Direttiva (UE) 2019/1024, che dovrà essere recepita dai Paesi membri dell’Unione europea entro il 17 luglio 2021.
L’approssimarsi del termine obbligatorio di recepimento costituisce un’importante occasione per il nostro Paese per diffondere la cultura degli “open data della PA” nell’accezione codificata dall’art. 1 del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), consentendo agli operatori economici di sfruttare quest’asset strategico per creare processi, prodotti e servizi innovativi. Gli indici annualmente elaborati ci dicono, infatti, che l’Italia – pur in posizioni avanzate nei ranking di Open Data Maturity – non esprime appieno il proprio potenziale in quanto non riesce ad aggregare la domanda di dati aperti da parte dei soggetti che più potrebbero trarne vantaggio, ossia le PMI e le start-up innovative. Il disallineamento tra domanda ed offerta, a livello nazionale, deriva dalla insufficiente conoscenza e dalle conseguenti difficoltà nell’implementazione delle disposizioni armonizzate per il riutilizzo dei dati aperti ai sensi del vigente d.lgs. 36/2006.
Per portare il nostro Paese a cogliere appieno i benefici che deriveranno dalle novità oggetto di implementazione entro l’anno prossimo, è dunque in questa fase cruciale richiamare l’attenzione degli operatori economici sul processo di recepimento della nuova Direttiva (UE) 2019/1024. Vediamo quindi insieme le principali novità in arrivo.
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